Gli allergeni verso cui l’animale si sensibilizza possono derivare dagli alimenti ingeriti o come nel caso dei pollini, acari della polvere, muffe o erbe infestanti, essere abitualmente presenti in natura, o essere infine contenuti nella saliva delle pulci.
Le più importanti malattie allergiche sono quindi rappresentate dalla:
Si intende qualsivoglia risposta anormale da parte dell’organismo che segue all’ingestione di un determinato alimento e/o additivo. L’età di insorgenza è molto variabile e il paziente manifesta prurito non stagionale sottoforma di grattamento e leccamento con interessamento delle orecchie, ventre, estremità distali e regione perineale o va incontro a reazioni tipo orticaria.
Allo stato attuale e in medicina veterinaria, l’unico modo per diagnosticare una reazione avversa al cibo è rappresentato dalla dieta d’eliminazione che consiste nel somministrare all’animale un alimento mai assunto in precedenza e per un periodo di almeno 6-8 settimane. Durante questo lasso temporale si valuta se i segni clinici si riducono sensibilmente. Se questo avviene, farà seguito il test di provocazione che consiste nel somministrare l’alimento originario al fine di valutare una possibile recidiva del prurito.
Si tratta di una comune malattia cutanea pruriginosa e infiammatoria con predisposizione genetica, aspetti clinici caratteristici e associata alla sintesi di anticorpi IgE, più frequentemente diretti nei confronti di allergeni ambientali. Le prime lesioni cutanee compaiono solitamente tra i sei mesi e i tre anni di età e consistono in macule eritematose e papule. Tuttavia il prurito stagionale o annuale, rappresenta l’aspetto clinico più importante della malattia ed è causa di lesioni traumatiche quali ad esempio escoriazioni, alopecia parziale fino alla iperpigmentazione e lichenificazione, ovvero la cute appare più scura ed ispessita, rispettivamente. Le aree corporee più frequentemente coinvolte includono la regione facciale, la parte concava del padiglione auricolare, la regione ventrale del collo, le regioni ascellare, addominale e inguinale, la porzione ventrale della coda, il perineo e le zampe.
La diagnosi di dermatite atopica si basa sulla raccolta di dati anamnestici, sul corretto riconoscimento dei segni clinici tipici e sull’esclusione di altre malattie che potrebbero mimare gli stessi segni clinici. Si eseguono poi test allergologici, siano essi rappresentati dal test intradermico o dal test sierologico, al fine di poter formulare una immunoterapia allergene-specifica anche definita vaccino, che ha lo scopo di diminuire la sensibilità dell’animale nei confronti degli allergeni e, quindi, di ridurre il prurito stesso. In altri casi si può ricorrere a terapie farmacologiche mirate delle quali vengono valutate, a seconda del paziente, i rischi e i benefici.
Si sviluppa nei confronti di alcune componenti salivari delle pulci e pertanto, consegue al contatto diretto con gli stessi ectoparassiti. L’età d’insorgenza è variabile e i segni clinici possono coincidere con la stagione primaverile-estiva o, a seconda delle condizioni ambientali, durare per tutto l’anno. Solitamente il paziente manifesta prurito sottoforma di grattamento e mordicchiamento della regione dorso-lombare o base della coda o sulla regione ventrale del tronco. Nel gatto, questa forma di ipersensibilità cutanea si associa invece a prurito facciale o del collo, ad alopecia autoindotta o alla presenza di papule eritematose.
La diagnosi si basa sul ritrovamento delle pulci o dei loro boli fecali e sebbene non siano sempre rinvenibili, questo non esclude la possibilità che l’animale si sia sensibilizzato. Per tal motivo è necessario effettuare un corretto controllo dei parassiti sia sull’animale che nell’ambiente, a prescindere o meno dal loro ritrovamento.